Commissionato dal viceré Fernando Afán de Ribera y Enríquez (1570-1637), terzo duca di Alcalá, abbiamo un curioso documento sulla sua esecuzione, recentemente pubblicato da G. de Vito. Nella sua corrispondenza dell'11 febbraio 1631, l'ambasciatore veneziano registra una visita allo studio del pittore: "Nelle stanze del V. Re stava un pittore famoso.Re stava un pittore famosisimo faccendo un ritratto di una donna Abbruzzese maritata e madre di molti figli, la quale ha la faccia totalmente virile, con più di un palmo di barba ñera bellisima, ed il petto tutto peloso, si prese gusto su Eccellenzza di farmela vedere, como cosa maravigliosa, et veramente é tale".
La tela, come si legge nell'iscrizione, è datata cinque giorni dopo, il 16 febbraio. Rimase nella collezione di famiglia, successivamente legata alla casa del Duca e della Duchessa di Medinaceli, a cui appartenne nel 1808. Inviato a Parigi per il Museo Napoleonico, fu riportato in Spagna nel 1813 e depositato presso l'Accademia Reale di San Fernando, nel cui catalogo compare dal 1818 al 1829. Tornato infine alla famiglia Medinaceli, passò per eredità alla famiglia Lerma, dove fu depositato nell'Hospital Tavera di Toledo, sede della fondazione di quel titolo.
È nota l'esistenza di una copia o di una replica in piccolo formato, menzionata da Ponz e Ceán Bermúdez nel Palazzo di La Granja. Un'altra copia è menzionata nella collezione Ruiz de Alda a Madrid. Nel 1884, P. de Madrazo confuse questa tela con il ritratto di un'altra donna barbuta, Brígida del Río, giunta alla corte di Madrid nel 1590 e ritratta da Sánchez Cotán.
Questa superba e singolare tela costituisce un caso a parte nella produzione di Ribera ed è una delle opere più curiose della pittura spagnola, o meglio, europea dell'epoca.
La sua natura documentaria è evidente sia da ciò che sappiamo della sua genesi sia dalla lunga ed esplicita iscrizione, ma la maestria dell'artista è riuscita a trasformare questo anomalo e quasi ripugnante "caso clinico" in una superba opera d'arte, in cui la bellezza del trattamento pittorico si allea a un'evidente suggestione misteriosa. Il ricco contenuto psicologico del dramma della virilizzazione della moglie e della rassegnata amarezza del marito sono qui espressi con emozionante intensità.
Datato 1631, è eseguito in una chiave interamente tenebrista, rigorosamente caravaggesca: un'oscurità densa e drammatica da cui emergono, esaltati dalla luce, una serie di elementi significativi di sorprendente intensità.
La pennellata, spessa e precisa, modella rigorosamente le forme e suggerisce i vari materiali con magistrale virtuosismo. Non risparmia rughe e deformazioni e traduce i diversi tessuti con ammirevole precisione tattile. Il piccolo gruppo di accessori posti sul concio, come una sorta di significativa natura morta, sono indubbiamente dotati di significato simbolico: il fuso è l'attributo femminile che allude alle faccende domestiche, ed è stato suggerito che accanto ad esso si trovi una conchiglia, simbolo ermafrodita, ma non sembra che tale identificazione possa essere accettata. Sembra piuttosto una macchina avvolgitrice, con filo di lana, che non farebbe altro che corroborare il senso di femminilità in aperto contrasto paradossale con l'aspetto maschile della donna. Oltre all'evidente valore documentario, che lo collega, come si è detto, all'atmosfera decisamente "proto-scientifica" di un certo naturalismo analitico, è anche possibile che esso volesse avere un contenuto simbolico più profondo.
Alfonso E. Pérez Sánchez, dicembre 2008
NOTA: Questo dipinto è in deposito temporaneo presso il Museo Nacional del Prado.