Il 15 novembre 1570, la vedova di Hernán Cortés, Juana de Zúñiga, aveva firmato con il convento domenicano di Madre de Dios a Siviglia alcune capitolazioni con le quali consegnava 5.500 ducati per la costruzione e la pala d'altare della chiesa e 20.000 maravedís di reddito annuo per il suo mantenimento, ricevendo in cambio il patronato della cappella principale della sua chiesa e il diritto esclusivo di sepoltura nella volta scavata sotto di essa. Una delle clausole stabiliva che la marchesa vedova del Valle de Oaxaca potesse collocare "...".nella detta cappella maggiore, nel mezzo della detta cappella, i pacchi che la detta signora marchesa desidera, che devono essere di marmo o di alabastro o come sua signoria ritiene opportuno, con le loro grate di ferro intorno ai pacchi, ponendo sulle dette grate e sulla detta volta le lettere e le armi di çúñiga e di cortigiani.". In virtù di ciò, suo genero, Fernando Enríquez de Ribera, II duca di Alcalá, il 25 settembre 1575, firmò un contratto con Diego de Pesquera in base al quale lo scultore era obbligato a "sfaccettatura [...] due figure di marmo bianco di otranto pulite e molto buone [...l'una rappresentante la signora doña juana de çuñiga marchesa della valle e l'altra l'illustrissima signora catalina sua figlia che dio ha e devono essere anbas yncadas di ginocchia su alcuni coxins e la signora marchesa a destar in abito di biuda e a de tener las manos puestas y delante un sitial con un libro encima abierto y la señora doña catalina a destar en abito de donzella y a de tener un libro abierto en las manos y an de estar cubiertas con sus mantos por encima de la cabezaça" (Celestino López, 1929).
Il contratto prevedeva che lo scultore fosse obbligato a realizzare modelli in creta a grandezza naturale, che dovevano essere approvati dal duca di Alcalá, e che l'opera, del valore di 600 ducati, fosse pagata in terzi, l'ultimo terzo doveva essere lasciato per il completamento. Da entrambi gli obblighi si può solo dedurre che furono portati a termine con piena soddisfazione del loro promotore e che, se non furono terminati entro gli otto mesi stabiliti, dovettero essere completati prima che Pesquera lasciasse definitivamente Siviglia nel 1580.
Finora si è sostenuto che queste sculture oranti non sono mai state nella cappella del convento o, al massimo, sono state subito sostituite da altre reclinate - quelle che attualmente occupano gli austeri arcosoli laterali della Capilla Mayor - che lo stesso Duca di Alcalá aveva predisposto, con contratto del 13 aprile 1589, con gli scultori Juan de Oviedo e Miguel de Adán (Celestino López 1929), e quelli di Pesquera trasferiti nel Jardín Grande de la Casa de Pilatos, come risulta da un inventario del 1751, in cui si legge che " [....] Le vecchie memorie dicono che si trovavano nel monastero delle monache di Madre de Dios.". Sembra più ragionevole pensare che le sculture di Oviedo e Adán siano state commissionate per completare quelle già esistenti, forse per accentuare il carattere di pantheon familiare, e non solo personale, della cappella principale del convento, mesi dopo che nella sua volta era stato deposto il corpo della II duchessa di Alcalá de los Gazules, morta il 27 maggio 1588, e pochi anni dopo quello della II marchesa di Valle de Oaxaca, Ana Ramírez de Arellano. La diversa natura di quest'ultimo contratto, in base al quale gli scultori non erano obbligati a rappresentare una persona specifica, ma solo a scolpire "...", avvalorerebbe questa idea.due figure distese su un letto [...che] devono indossare gli abiti e gli indumenti richiesti dal capomastro e dal dottor Herrera per suo conto."I pacchi non dovevano essere di un unico pezzo, ma di diversi frammenti di marmo che gli sarebbero stati consegnati, e il lavoro era stimato a un quarto del valore del precedente, 150 ducati".
L'opera sepolcrale di Pesquera è giunta fino a noi mutilata, in quanto il contratto obbligava anche a fare un ".letto"Lo stesso marmo con ornamenti araldici, pezzi che sono scomparsi insieme al sedile che la Marchesa della Valle doveva avere prima di lei, e da scolpire".due stemmi di çuñigas e di cortigiani di un'asta e mezza"originariamente destinato a decorare"i lati alti della suddetta cappella"Si tratta probabilmente di quelle attualmente collocate sul retro degli arcosoli in corrispondenza inversa delle statue supine, se erano destinate a rappresentare rispettivamente la marchesa del Valle e sua figlia. Le sculture attuali sono anch'esse incomplete, mancando la ".la tarja e il segno con due bambini che la tengono in mano"menzionati nel contratto. Quest'ultimo elemento ci induce a pensare che non siano state concepite per la loro forma attuale, esposte in un arcosolio, ma, come previsto nei capitoli firmati con la comunità domenicana nel 1570, come tumuli autoportanti al centro della cappella, come le sculture oranti, tutte protette da grate con le armi di Zúñigas e Corteses. L'ipotesi più plausibile è che, nell'ampia riforma del presbiterio all'inizio del XVIII secolo, le sepolture, come è accaduto per quasi tutti i monumenti tombali, siano state spostate negli attuali arcosoli e che, in questa operazione, gli oranti siano rimasti, così come i bacini tenuti dai bambini che i recumbenti avrebbero avuto ai piedi.
In ogni caso, i molti anni di esposizione alle intemperie nel giardino della Casa de Pilatos ne hanno compromesso lo stato di conservazione: già nel 1751 erano descritte come "...".abusato"Negli anni Sessanta furono restaurate dallo scultore di Cadice Juan Luis Vassallo, che ne ricompose i volti, e trasferite nell'anticapella del palazzo, da dove, nel 1992, furono portate nella loro attuale collocazione nel cortile della sala capitolare della Certosa di Santa María de las Cuevas.
Nel 2024 la Factum Art Foundation ha prodotto riproduzioni a grandezza naturale per "restituirli a"Queste repliche, insieme a due facsimili degli atti. Queste repliche, insieme a due facsimili degli atti che, tra la documentazione del convento di Madre de Dios, si trovano nell'Archivio di Medinaceli, relativi al diritto di sepoltura e al patronato che la casa di Alcalá de los Gazules esercitava sulla cappella principale della sua chiesa, sono stati presentati alla comunità domenicana in una cerimonia tenutasi nella cappella del convento il 19 marzo 2024. Questo testo è un riassunto della spiegazione fornita dal direttore generale della Fundación Casa Ducal de Medinaceli sulla storia di questi pezzi.