Corrida alla Maestranza di Siviglia

Prevost, Alexandre
1875

Questa tela di grande formato, firmata e datata dal pittore francese Alexandre Prevost nel 1875, rappresenta il canto del cigno di una delle iconografie più riuscite della Siviglia romantica, fissata dallo sguardo straniero di inglesi, francesi e tedeschi negli anni Trenta dell'Ottocento come illustrazione per i libri di viaggio che la rivoluzione nel mondo dell'incisione calcografica metteva a disposizione del pubblico borghese del Nord Europa a prezzi accessibili. Un pubblico il cui immaginario era stato costruito sulla venerazione del mondo medievale e sull'attrazione dell'Oriente trasmessa dalla letteratura di evasione - con il pionieristico Ivanhoe, di tornei e crociate, di Walter Scott come libro più letto di tutto il secolo - una sensibilità su cui si sarebbero consolidati gli stereotipi dei caratteri nazionali e le caratteristiche differenziali dei popoli come amalgama storico di culture il cui stampo sarebbe stato forgiato in quel periodo. La peculiare fisionomia degli spagnoli si sarebbe così riflessa in uno spettacolo di natura moresca e nobiliare, mentre la sua origine, come si sosteneva a metà del XIX secolo, sarebbe stata una mutazione introdotta dalla nobiltà musulmana dei combattimenti gladiatori romani e praticata dalla nobiltà castigliana, sull'esempio del Cid, per dimostrare di essere superiore alla prima in sforzo e valore (J. A. González Alcantud, 1999, pp. 72-74). A Siviglia fu un altro scozzese, David Roberts, che nel suo viaggio del 1832-33 stabilì il modello di maggior successo (F. Olmedo Granados, 2003, pp. 113-161). 113-161), di cui questa tela esalta alcuni tratti: una concitata scena di corrida in primo piano, con la suerte de varas e, in particolare, la caduta del picador come protagonista principale, circondata dall'architettura di un'arena incompiuta, che assomiglia alla rovina archeologica di un circo, con la cattedrale come sfondo e metafora della fusione di gotico e moresco, cui assiste un pubblico chiassoso e pittoresco.

Appena un anno dopo la realizzazione di questa tela, l'architetto municipale Juan Talavera y de La Vega iniziò i lavori che avrebbero reso impossibile riprendere questa veduta dal vero, in quanto, tra le tante trasformazioni, prevedevano la chiusura dell'anello con una nuova tribuna a quaranta arcate, opera completata nel 1881. Questa circostanza, insieme all'avvento della fotografia, sono state indicate come le cause della scomparsa di questo modello iconografico, che aveva avuto il suo momento di splendore a metà del secolo, sotto il patrocinio della fiammeggiante corte dei duchi di Montpensier.

TECNICA

Olio

SUPPORTO

Tela

DIMENSIONI

Altezza: 207,00 cm; Larghezza: 299,00 cm

UBICAZIONE

Casa di Pilato