Quest'opera, un'immagine frontale del palazzo reale di Napoli, è registrata nell'inventario dei beni di Francisco de Benavides, redatto alla sua morte nel 1716, con il numero 87 e la seguente descrizione: "Due prospettive, una della piazza del mercato di Napoli di Mico espattaro per cento dobloni e l'altra è il Palazzo della città di un altro autore per venticinque dobloni...".
Curiosamente, questo inventario, redatto dal pittore e trattatista Antonio Palomino, identifica correttamente l'opera di Domenico Gargiulo (Micco Spadaro), firmata solo con un piccolo monogramma, e ignora l'autore di quest'opera firmata e datata in basso a destra, il che dà un'idea della diversa conoscenza o del diverso interesse per l'opera dei due artisti a Madrid agli inizi del XVIII secolo. È logico che il pittore reale non conoscesse l'autore, dato che questa è la prima veduta napoletana conosciuta di Angelo Maria Costa e l'unica eseguita nel vicereame, poiché tutto lascia pensare che in seguito si sia trasferito a Roma e infine in Lombardia, motivo per cui la maggior parte delle sue opere si trova a Vienna e nell'Europa orientale (Capolavori... 1997, p. 142).
La tela è datata 1696, lo stesso anno in cui il IX conte di Santisteban lasciò il vicereame, ed è una delle poche vedute del palazzo reale che non raffigura un evento singolare. Questa duplice circostanza suggerisce che il viceré fu incaricato di immortalare il ricordo del palazzo da cui aveva governato il vicereame per otto anni e l'atmosfera quotidiana del centro sociale e politico della sua capitale. In questo intento, che anticipa la mentalità che guiderà il vedutismo settecentesco con il Grand Tour, il punto di vista sopraelevato, che mette in primo piano la vita della grande spianata de "il largo di Palazzo" (M. Borobia, 2011, p. 248) e quello che, allo stesso modo, dà allo spettatore la possibilità di vedere la vita del palazzo da un altro punto di vista (M. Borobia, 2011, p. 248). 248) e il fatto che, negli inventari, quest'opera sia citata come "pendant" di una veduta molto precedente, quella del Mercato napoletano di Micco Spadaro, che riflette minuziosamente scene di vita quotidiana in un altro dei centri della città e che doveva essere entrata nella collezione del viceré molto prima.
In questa veduta frontale, Costa mostra la fisionomia del palazzo vicereale così come era stato concepito quasi un secolo prima da Domenico Fontana, anche se oggi è stato notevolmente trasformato dalle modifiche settecentesche di Luigi Vanvitelli.
Questa tela, insieme al resto della collezione della casa di Santisteban, passò alla casa di Medinaceli nel 1789 attraverso il matrimonio della III duchessa di Medinaceli con il XIII duca di Medinaceli, una collezione che, essendo per lo più legata da vincoli di parentela, si conservò nella sua interezza fino alla sua divisione legale alla fine del XIX secolo e alla sua divisione fisica all'inizio del secolo successivo.